La medicina così come la psicologia, riconoscono esplicitamente che mente e corpo sono profondamente interconnessi e che lo studio di queste interconnessioni è di vitale importanza per una più piena comprensione della salute e della malattia, così come della ricerca del benessere della persona.

L’analisi, lo studio e la ricerca in questo settore, chiamato anche psicosomatica, si fonda su un principio molto chiaro e condiviso: quando parliamo di persona umana dobbiamo intendere un apparato somatopsichico. Potrebbe sembrare una brutta parola, ma indica chiaramente che tra “soma” = corpo e “psiche” =mente l’interconnessione è tale da doversi parlare di un unico apparato o sistema.

Mente e Corpo si scambiano di continuo informazioni, siano esse funzionali o più profondamente emozionali: ciò che il corpo sente è influenzato dalle emozioni e dai pensieri e ciò che pensiamo è influenzato da ciò che accade nel corpo. Si tratta di un Circolo Virtuoso in caso di accadimenti positivi che quindi stimolano il benessere della persona. Però il circuito di comunicazione tra mente e corpo può anche essere negativo innescando un Circolo Vizioso se ci sentiamo minacciati o in pericolo, producendo una serie di reazioni sia organiche che psicologiche inadeguate e perniciose per il nostro benessere.

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Ci sono dati scientifici però che approfondendo questo rapporto ci permettono di capire anche che il tipo di pensiero di emozione o di esperienza che introiettiamo in noi struttura, cioè forma, la nostra mente, o meglio modifica proprio il nostro cervello. 

La scoperta della plasticità cerebrale, ossia della capacità del nostro cervello di modificarsi a seconda degli stimoli che riceve, è rafforzata oggi dagli studi che permettono, grazie alle metodiche di neuroimaging, di “vedere” quali parti del cervello si attivano quando una persona compie un’ azione o è impegnata in un dato processo mentale. Possiamo cioè visualizzare il cervello in tempo reale e misurare per ogni millesimo di secondo le incredibili e complesse attività cerebrali.  Un cervello  comprende cento miliardi di neuroni. Ogni neurone ha circa diecimila contatti sinaptici. Una realtà immensa di cui grazie a queste tecniche possiamo seguire le attività come il pensiero, la memoria, le emozioni, le percezioni, il pensiero creativo, il calcolo matematico, esattamente nel momento in cui si formano le idee e si concatenano le parole. In sostanza, possiamo “vedere” quali regioni cerebrali entrano in azione durante qualunque  attività della mente. e quindi anche di come esse si trasformano nel tempo a seconda del tipo di stimoli che offriamo.

Stiamo esplorando un territorio di ricerca che ha attraversato tutta la storia della scienza e del pensiero, perché il modo in cui l’umano si può definire in base alla sua mente e se la sua mente sia o meno solo il suo cervello è un interrogativo antico quanto il mondo. 

Da un punto di vista lessicale i termini cervello e mente sono considerati quasi sinonimi. Eppure, se il significato del primo è immediatamente individuabile nell’organo fisico posto nella cavità cranica, la parola “mente” mancando di corrispettivo fisico, si riferisce all’insieme delle attività cognitive di ogni essere vivente che sia dotato di coscienza, pensiero, linguaggio. 

Grazie alle nuove scienze ci viene quindi ulteriore nuovo contributo allo studio della relazione mente-cervello, pur restando gli aspetti soggettivi dell’attività psichica aperti a diverse prospettive scientifiche e filosofiche.

Di certo però sappiamo che praticare un pensiero positivo, consapevole, costruttivo e progettuale forma il cervello, lo plasma tanto quanto, purtroppo, un pensiero distruttivo o catastrofico lo deforma e con esso deforma anche il corpo e la possibilità di benessere di tutta la persona.

Francesco Milanese, classe 1960, Psicologo, Mediatore familiare, Formatore, specialista in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani, Mindfultrainer. Mi sono sempre occupato di educazione, famiglia, benessere della persona, conflitti e comunicazione nelle relazioni umane.

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